Nel gennaio di quest’anno un noto imprenditore del Pordenonese (F.V.G.), Gabriele Centazzo, in un’ intervista a tutto campo rilasciata ad un quotidiano locale nel suo augurio per il 2014 dedicato ai giovani così si esprime:
”Li voglio esortare a ricercare altre forme di felicità rispetto alla felicità del possesso che é la felicità che noi industriali, per fare andare avanti un capitalismo basato solo sull’aumento dei consumi all’infinito, abbiamo imposto loro”
Giornalista: “E quali forme di felicità devono ricercare, invece?”
Centazzo : “ Quella della bellezza , dell’amore e della simbiosi con l’universo. Dobbiamo salvare questa natura che è un bene dal quale non si può prescindere”
L’intervista prosegue su più punti di confronto fino a quando il giornalista domanda “La Cina?”
Centazzo : “Capitalismo allo stato puro con un solo Dio : Il denaro”
Giornalista: “Però domina i mercati. E come si può fronteggiare?”
Centazzo: “Cambiando i parametri della felicità”
Giornalista: “Eddai, ma questa è filosofia?”
Centazzo: “No, è anche economia perché se tu sei felice accumulando cose crei un tipo di economia; se sei felice beandoti della bellezza crei un’altra economia. Là c’é accumulo; qui la bellezza”
… omissis …
Giornalista: ”Se la sentirebbe di dare un consiglio agli industriali friulani?”
Centazzo: “Di portare la cultura in azienda perché macchine e muri non valgono nulla. Ad esempio, mettiamo biblioteche dentro ogni industria. Noi ce l’abbiamo”
Vi invito a leggere l’intera intervista su questo link:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2014/01/10/news/l-intervista-gabriele-centazzo-1.8442391
L’idea che oggi ci siano imprenditori illuminati che nonostante la crisi riescano a percorre ideali di etica e di bellezza legandoli alla creatività aziendale mi lascia sperare che non sia ancora tutto perduto e che un risveglio della coscienza collettiva sia ancora possibile.
Ora, traendo spunto da quanto sopra vorrei addentrarmi con voi nel concetto di Felicità.
L’Etimologico minore Zanichelli alla parola “Felicità” recita: “derivante dal latino Felice (m) fertile, nutriente, della stessa radice di “fecundus” fecondo”.
Partendo da questa declinazione della parola felicità possiamo spingerci ad attribuire alla felicità stessa l’appellativo di nutrimento per la nostra persona, qualcosa quindi di intimamente connesso al nostro benessere psico-fisico.
Esistono diverse concezioni della felicità, due sono i principali filoni di ricerca psicologica in tal senso: edonico e eudaimonico..
Filone edonico
Studia e analizza la dimensione del piacere inteso come benessere prettamente personale e legato a sensazioni ed emozioni positive arrecate da un piacere di tipo sensuale (per esempio dato dall’ascolto di una particolare musica o dall’inalazione di una particolare fragranza) e di soddisfazione di un bisogno fisico (per esempio il cibo o il sesso). I piaceri fisici sono momentanei e si dissolvono rapidamente, costruire la propria vita felice intorno ad essi risulta quindi pressoché impossibile.
Filone eudaimonico
Privilegia l’analisi dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali secondo il concetto aristotelico di eudaimonia, intesa come ciò che è utile all’individuo per arricchirne la personalità e raggiungere l’autorealizzazione.
” L’eudaimonia non comprende solo la soddisfazione individuale, ma anche un percorso di sviluppo verso l’integrazione con il mondo circostante” (Nussbaum&Sen 1993 La Qualità della vita) .
“Nell’accezione usata da Aristotele, implica un processo d’interazione e mutua influenza fra benessere personale e benessere collettivo, tale per cui la felicità individuale si realizza nello spazio sociale. I beni individuali sono legati insieme al bene comune che pone gli esseri umani in relazioni reciproche. Una persona è felice se trova un’armonia complessiva fra ciò che è, ciò che fa e ciò che ama nei contesti in cui vive” (Luca Stanchieri – 101 Modi per allenare l’autostima – 2011 – pag. 59).
La realizzazione dell’essere umano e la felicità
Secondo la teoria dell’autodeterminazione di Deci & Ryan, l’uomo per essere felice deve soddisfare tre aree di sviluppo che non sono compensabili a vicenda. Vero è che per ognuno di noi una di queste tre aree riveste un’importanza maggiore rispetto alle altre nella realizzazione della felicità.
1. L’autonomia: sentirsi in grado di compiere delle scelte in armonia con la propria identità, di impegnarsi in attività che nascono dalla propria volontà e non sono causate o imposte dalla volontà altrui. È l’affermazione di noi stessi, dei nostri principi, dei nostri valori. È il percepirsi autentici anche nelle nostre interazioni con il contesto. È stare nel flusso della vita. È la felicità dell’esserci
2. La competenza: è l’attività del fare, del sentirsi determinati ed efficaci nell’esercitare e nell’esprimere le proprie iniziative e le proprie capacità. È la necessità di esplorare l’ambiente, di armonizzarsi con esso, di modificarlo e di trovare nuove risorse. È la volontà e la felicità di raggiungere obiettivi. Oggi trova la massima espressione nel lavoro, nello studio, nello sport e riguarda la possibilità di esprimersi nelle attività prescelte. L’attività è finalizzata a un prodotto, alla crescita o allo sviluppo personale. È la felicità del fare
3. La relazionalità: è sentirsi integrati con gli altri, sentirsi appartenenti a un gruppo o una comunità, star bene con gli altri. È il bisogno di condividere, di creare e vivere reti sociali, di costruire legami affettivi. È provare amore o amicizia per qualcuno, ma anche rabbia e odio. È la felicità dell’amare
Realizzarsi vivendo in modo virtuoso porta alla felicità
L’Eudaimonia si realizza attraverso l’esercizio delle Virtù che portate nell’azione dal potenziale umano conducono a una vita buona.
Le potenzialità del carattere sono gli ingredienti psicologici che definiscono le virtù. La potenzialità trasferita nell’azione diventa potere e talento.
Dobbiamo l’estrapolazione di quelle che oggi noi definiamo le sei principali virtù ad uno studio intrpreso da Peterson e da Seligman che indagando gli scritti di Aristotele e Platone, Tommaso d’Aquino e Agostino, l’Antico testamento e il Talmud, Confucio, Buddha, Lao-Tze, il Bushido (il codice dei Samurai), il Corano, Benjamin Franklin e le Upanisad, in tutto circa duecento repertori di virtù, scoprirono con loro sorpresa che nelle tradizioni disseminate su un lasso di tempo di tremila anni le virtù massimamente presenti erano per l’appunto sei:
1. Saggezza e conoscenza
È la facoltà umana di andare oltre, di tendere alla scoperta di esplorare nuovi ambiti del sapere e di condividerli.
2. Coraggio
Il coraggio è la scelta consapevole di fronteggiare i pericoli, di sopportare la fatica e di governare la paura.
3. Amore e umanità
Entra in gioco quando ci si relaziona con gli altri, è la virtù relazionale per eccellenza. L’aspetto virtuoso dell’umanità sta nel fare per gli altri più di quanto è solo giusto. L’aspetto virtuoso dell’amore sta nello scoprire e perseguire il sommo bene dell’altro.
4. Giustizia
È ciò che in generale rende la vita giusta. È la capacità umana di elaborare regole che garantiscano lo sviluppo della comunità secondo una concezione di bene collettivo.
5. Temperanza
È la virtù del controllo sugli eccessi, è la capacità di fare ciò che è giusto e di evitare ciò che è sbagliato. È anche la valutazione dei propri limiti e dei propri punti di forza in chiave dinamica e di sviluppo.
6. Spiritualità e trascendenza
È ciò che va oltre la conoscenza umana, è la connessione con qualcosa di superiore, è la convinzione che c’è un senso o uno scopo che oltrepassa noi stessi. È sentirsi in sintonia con l’universo.
Le potenzialità espressione delle virtù
Essere una persona virtuosa significa vivere tutte o almeno la maggior parte delle sei virtù sopra citate facendo ciò si persegue un ideale di vita buona che conduce alla felicità. Questo non sempre è facile o possibile nel contesto in cui viviamo o lavoriamo, possiamo comunque adoperarci per mutare il contesto stesso o per rinunciare ad esso e trovarne un altro per poterci esprimere al meglio.
Chi sceglie una vita virtuosa mette in atto le sue potenzialità, ovvero mette in atto processi che concretizzano la virtù in emozioni, azioni e pensieri.
Sono state definite ventiquattro potenzialità che corrispondono alla modalità di espressione delle virtù.
Potenzialità corrispondenti alla Virtù “Saggezza e conoscenza”
1. Creatività – originalità e ingegnosità-
2. Curiosità/Interesse per il mondo – interesse per le novità. Apertura all’esperienza –
3. Apertura mentale – discernimento e capacità critiche
4. Amore per il sapere
5. Lungimiranza – saggezza
Potenzialità corrispondenti alla Virtù “Coraggio”
6. Valore – audacia
7. Perseveranza – persistenza, diligenza
8. Integrità – autenticità, onestà
9. Vitalità – entusiasmo, vigore, energia
Potenzialità corrispondenti alla Virtù “Umanità e amore”
10. Cordialità – generosità
11. Amore – capacità di amare e di lasciarsi amare
12. Intelligenza sociale, personale ed emotiva – empatia
Potenzialità corrispondenti alla Virtù “Giustizia”
13. Senso civico e del dovere – capacità di lavorare in gruppo, lealtà
14. Imparzialità – equità
15. Leadership
Potenzialità corrispondenti allaVirtù “Temperanza”
16. Capacità di perdonare
17. Umiltà e modestia
18. Prudenza – discrezione, cautela
19. Autocontrollo
Potenzialità corrispondenti alla Virtù “Trascendenza”
20. Capacità di apprezzare bellezza ed eccellenza – meraviglia e timore reverenziale
21. Gratitudine
22. Speranza – capacità di proiettarsi verso il futuro, ottimismo
23. Humor
24. Spiritualità- avere uno scopo, fede, religiosità
“Ogni attività gratificante ci fa entrate in contatto con le nostre potenzialità e ci coinvolge a tal punto da farci entrare in una dimensione esistenziale straordinaria, dove quasi manca la consapevolezza di sé, dove si è assorbiti a tal punto da non provare quasi emozioni” (Luca Stanchieri – Il Life Coaching).
Ognuno di noi ha propri tratti caratteriali e valori fondamentali da cui scaturiscono le proprie potenzialità. Ogni volta che esprimiamo le nostre potenzialità stiamo esprimendo il meglio di noi. Analogamente quando il nostro potenziale per motivi di relazione, di contesto o di crisi personale non riesce a trovare espressione diventiamo preda di insoddisfazione e d’infelicità. Le capacità personali non sono quindi solo potenzialità ma anche bisogni da soddisfare.
La ricetta per la felicità non esiste a priori, certo aiuta comprendere quale area di auto-realizzazione è a noi più intimamente connessa, affinare le nostre potenzialità compatibili con la predetta area e perseguire il mantenimento vitale e creativo delle stesse conducendo una vita buona in senso eudaimonico. E qualora le potenzialità dovessero risultare inespresse o sofferenti come nella vita può accadere per contingenza o contesto, il coaching umanistico è uno strumento di eccellenza per allenarle riportandole in equilibrio e al massimo della loro espressione.
Vi auguro una vita felice!
Cristina
IntuitiveCoaching